Sul sito del Miur è disponibile, per gli interessati, copia del PNSD e, vista la rilevanza del documento, qualcuno si è preoccupato di renderlo scaricabile in tutti i formati oggi più diffusi. Un bel documentone di 140 pagine che chiunque si potrà leggere con calma seduto sul divano, ma sul quale sarà anche possibile fare un’analisi banale, rapidissima, per capire il peso dato, nel piano, al software libero.
Una volta aperto il documento sarà sufficiente premere ctrl-f ed immettere “opensource” nell’apposita finestrella. Quante occorrenze abbiamo? zero! ……calma, ci deve essere qualche errore, ….lo avranno scritto in modo separato? Digitiamo “open”: qualcosa viene fuori ma mai vicino a source.
Sono rimasto molto stupito nel constatare che, proprio nel mondo della scuola, si dia così scarsa rilevanza al software libero.
La scelta del software libero implica molteplici valutazioni:
- la scienza cresce su se stessa e lo può fare solo se è aperta,
- il software open è di qualità, può rispondere al 99% delle esigenze delle scuole ed essendo aperto può essere adattato a specifiche necessità,
- il software open è alla base di internet e senza conoscerlo si può utilizare la rete solo in modo superficiale,
- il software open è più sicuro di quello commerciale,
- il software open è maggiormente in grado di garantire la privacy,
- il software open rispetta (e contribuisce a creare) gli standar riconosciuti dagli organismi internazionali e quindi, ai prodotti così creati, garantisce “maggior longevità”
- il software open permette considerevoli risparmi economici
diverse altre ragioni potrebbero giustificare una scelta a favore dell’opensource nella scuola, ma non ci vogliamo dilungare troppo. Sicuramente le ragioni citate erano ben conosciute a Lucio Stanca che, già nel 2000, in qualità di ministro, emanava direttive che “spingevano fortemente” le PA, ad avvicinarsi al modo open.
Personalmente mi sarei aspettato che nel PNSD venisse rinforzata l’ “impostazione Stanca” ma ciò non è accaduto e sarebbe interessante che qualcuno ne motivasse il perchè.
Una cosa è certa: in Italia siamo 1.000.000 di km distanti da molti altri paesi moderni (e dai loro Enti), molti dei quali fanno a gara per sponsorizzare l’OSI (Open Source Initiative) e comunque considerano un “fiore all’occhiello” la scelta open.
Il mondo opensource ha sempre affascinato chi ama l’informatica e le reti; e non per scelte ideologiche.
Basti pensare che Android può considerarsi a pieno titolo una distribuzione Linux e che OSX (il mondo Mac) si è sviluppato appoggiandosi largamente su BSD per comprendere che il mondo opensource è il vero pilastro dell’informatica mondiale.
Questo argomento è anche uno di quelli su cui maggiormente si sono diffuse leggende metropolitane, frutto della fantasia e dell’ignoranza: l’opensource è software di scarsa qualità, l’opensource è difficile da utilizzare ed è adatto ad utenti esperti (gli informatici), l’opensource è scarsamente compatibile con windows, l’opensource comprende pochi software incapaci di coprire tutte le necessità.
Non una di queste affermazioni è dimostrabile e sarebbe altresì semplice argomentarne l’infondatezza.
Ma in questo post, mi interessa soprattutto sottolineare come il mondo del software libero rappresenti per la scuola una risorsa eccezionale, ricchissima e quindi capace di soddisfare ogni necessità di studenti ed alunni.
Non voglio certo sminuire prodotti commerciali come Photoshop, Adobe Illustrator, Autocad, ecc. Sono prodotti eccezionali che per una formazione professionale specifica sono assolutamente indispensabili. Ma un buon professionista che utilizzì abitualmente Photoshop non può ignorare che Gimp o Krita possono soddisfare le sue esigenze in tantissime situazioni.
Ogni insegnante ed ogni alunno dovrebbero sapere come costruire una propria cassetta degli attrezzi in cui avere gli strumenti necessari per poter lavorare al computer in modo agevole ed efficiente. Ed in questa direzione il contributo del software libero può essere determinante.