Ho già sottolineato come le reti delle scuole debbano evolversi e gestire una molteplicità di servizi con macchine dedicate; vediamo quali potrebbero essere i server implementabili in una rete scolastica efficiente.
Altro problema da non sottovalutare è l’organizzazione dei servizi dal punto di vista festionale. Ci soffermeremo su:
Il server LDAP
“Ldap” chi era costui??? Il server ldap è fra i tanti server uno dei più utili, ma anche uno dei più misconosciuti.
In parole semplici ldap (Lightweight Directory Access Protocol) è un protocollo per interrogare dati organizzati in directory spesso utilizzato per creare archivi di utenti. La sua utilità è tanto maggiore quanto più grande è il “gruppo utenti da gestire” e quanto più questo gruppo deve interagire digitalmente attraverso le reti.
Prima domanda: è uno standard ufficialmente riconosciuto? Sì, ldap è lo standard ISO (International Organization for Standardization). Il principale ente di standardizzazione internazionale lo ha predisposto per questo scopo e, con specifiche disposizioni, provvede al suo adeguamento; è talmente standard che anche Microsoft, dovendo sviluppare come sempre un proprio prodotto (active directory) si è preoccupata di renderlo compatibile con ldap.
Altra domanda cruciale? Ne esistono implementazioni open? Ovviamente si!
Open-ldap è presente di default nella maggior parte delle distribuzioni linux dedicate alla predisposizione di server e quando non c’è lo si può installare gratuitamente con pochi semplici passaggi.
Domandone: ma perchè il server ldap sarebbe così importante per gestire una scuola?
Perché tutte le web-application importanti sono predisposte per interfacciarsi con i server ldap.
Una volta creato il server ldap avremo annualmente solo l’onere di aggiornare gli utenti (alunni-docenti in ingresso ed in uscita) e lo potremo fare con una comoda interfaccia grafica. In modo automatico, inserendo un alunno, egli avrà il suo account di posta elettronica sul dominio della scuola, avrà accesso alla cartella personale sul file server in intranet, avrà accesso a tutte le web-application che la scuola utilizza (sito web, piattaforma di e learning ,ecc).
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Il file server
Le postazioni personali, sia windows che linux che mac non sono “pensate” per un utilizzo con una pluriutenza molto numerosa. Sul nostro windows potremo mettere tranquillamente due, tre utenti, ….un po’ meno tranquillamente anche sette od otto, ma nelle scuole sono sempre presenti centinaia di alunni ognuno dei quali rivendica la necessità di uno spazio personale in cui tenere i propri materiali.
E’ ovvio che la soluzione byod risolve a monte il problema, ma abbiamo già sottolineato come le scuole non possano lavorare solo con questi dispositivi. Oggi tutte le scuole dispongono di reti fisiche locali e quindi la soluzione a portata di mano è quella di creare un file server con accesso in rete autenticato.
La delocalizzazione dei dati personali su una macchina di rete permette tre vantaggi fondamentali:
- salvaguardia della privacy ( i dati sono archiviati in un ambiente a cui si accede solo in modo autenticato)
- disponibilità dei dati: i dati salvati in rete sono accessibili da qualsiasi postazione in rete (da qualsiasi macchina in qualsiasi laboratorio)
- integrità dei dati: i server sono abitualmente dotati di sistemi raid che automaticamente scrivono in modo replicato e vengono quotidianamente backuppati su macchine-copia appositamente predisposte allo scopo.
Per implementare un file server in rete locale possiamo utilizzare tecnologie proprietarie (creare una rete di dominio con windows server…… costosino) o tecnologie open (creare un file server con Samba).
Samba è un software open-source per creare server di dominio windows con una macchina linux: funziona benissimo, è super collaudato e non costa niente……..
In pratica con il nostro file server potremo fare questo: da gestione risorse di windows pigiando alt avremo nella barra dei menù la voce strumenti-connetti unità di rete; inserendo le nostre credenziali, mapperemo localmente la nostra unità remota (vedremo una nuova unita corrispondente alla nostra cartella sul file server). Quando avremo finito di lavorare cliccheremo “disconnetti unità di rete” e nessun altro potrà avere accesso ai nostri dati.
La soluzione del file server in intranet è quella considerabile “classica” alla quale in tempi recenti si è aggiunta quella del cloud storage. Il cloud storage è sicuramente più conosciuto per la diffusione che hanno avuto sistemi come dropbox, google drive, one-drive).
Questi sistemi hanno due difetti:
– presuppongono l’accesso continuo alla rete (cosa che le scuole oggi non sono assolutamente in grado di garantire)
– presuppongono che l’accesso avvenga con una buona banda (cosa che non avviene mai).
Queste ultime due considerazioni sembrerebbero condannare ad un infausto destino il cloud-storage in ambito scolastico: in realtà non è così e ciò sempre per merito del mondo open.
Da qualche anno sono disponibili in rete alcune soluzioni che permettono di creare autonomamente servizi di cloud-storage e di farlo anche in rete locate Un software come owncloud è cresciuto tantissimo in questi ultimi anni e già oggi permette di creare un ambiente di storage dati funzionale e facilmente gestibile attraverso l’interfaccia web.
La scelta del cloud-storage in lan ha due vantaggi imprescindibili:
– permette di allargare il servizio a tutti gli alunni per la mancanza di rischi relativi alla pubblicazione di materiali inadatti in internet,
– permette di utilizzare un servizio di rete anche senza disporre di connessioni esterne importanti.
Ovviamente owncolud è predisposto per interfacciarsi con open-ldap……
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Il server web
Disquisire su quale programma utilizzare per predisporre il server web è sicuramente una perdita di tempo: Apache, Apache e poi ancora Apache (o se proprio vogliamo cambiare proviamo Nginx). Apache vuol dire internet (è installato su oltre il 65% dei server web), è solido, collaudato, super documentato.
Il server web è indispensabile mettere materiali in internet e per impiantare delle web application cioè degli ambienti interattivi dove le diverse attività vengono gestite con un interfaccia web. L’ipotesi di utilizzare l’interfaccia web non solo per la navigazione, me anche per la gestione dei programmi trova la sua massima espressione in Chrome-OS.
Chrome-os è un sistema operativo progettato da Google e basato sul kernel linux che sta riscuotendo notevole successo in USA.
Se ha poco senso discutere “con cosa fare” il server web è invece molto importante approfondire il “come gestire” il server web: a nostra disposizione ci sono varie opzioni:
- server proprietario della singola scuola: la gestione di un server proprietario è indubbiamente una scelta impegnativa, ma è anche quella più ricca di potenzialità. Ovviamente bisogna avere una connessione dati con uno o più IP fissi e con sufficiente banda anche in upload. Questi sono in realtà i problemi piccoli perché abbastanza facilmente risolvibili (le scuole non hanno mai tantissimo traffico e la banda in uscita è sufficiente anche di pochi mega; i costi delle linee simmetriche si sono considerevolmnete abbassati). I problemi grandi sono quelli legati alle competenza per gestione di un sever web; competenze che essendo altamente specialistiche sono molto difficilmente disponibili nelle scuole e reperibili sul mercato con costi non indifferenti. La gestione diretta di un server web non è impossibile se nella scuola esiste qualche figura tecnica che abbia buone conoscenze delle reti. In questo caso si pùo prevedere un servizio di assistenza esterno specialistico che, con un costo limitato (1000-2000 euro/anno), intervenga nelle situazioni più difficili. Avere un proprio server web significa poterlo personalizzare come si vuole e quindi renderlo in grado di gestire in modo ottimale le varie applicazioni che gli si vorranno affidare.
server proprietario di una rete discuole: a mio avviso questa è la soluzione ottimale per le istituzioni scolastiche, andrebbe definita e sviluppata in ambito tecnico dal Miur e diffusa sul territorio con specifici finanziamenti. Una rete di scuole potrebbe permettersi soluzioni hardware adeguate gestite da un gruppo tecnico ad hoc; organizzato con specifica attività di formazione e con il supporto delle scuole tecniche della provincia. La realizzazione di piccole webfarm in ogni provincia dedicate alla gestione dei servizi web delle scuole permetterebbe un salto di qualità incredibile nell’utilizzo scolastico dei servizi di rete e permetterebbe il vero passaggio alla “scuola 2.0”. Queste proposte non devono sembrare idee strampalate altrimenti altrettanto strampalato sarebbe stato l’organizzare i corsi ministeriali C2 con i quali il Miur, qualche anno fa, cercò di formare tecnici specificamente preposti. Un gruppo scolastico provinciale per lo sviluppo delle tecnologie web potrebbe proporre alle singole scuole pacchetti “chiavi in mano” comprensivi della piattaforma personalizzata e funzionante, del servizio di assistenza e di quello di formazione con il personale docente.
A livello di server web voglio fare un ultima considerazione: i servizi in intranet possono essere altrettanto utili quanto quelli on line ma ovviamente non presentano i rischi di quest’ultimi. Una macchina qualsiasi con installati linux ed apache permetterebbe di mettere in lan un servizio di claud-storage utilissimo per condividere risorse fra docenti ed alunni, renderebbe possibile usare etherpad per la scrittura condivisa, creerebbe l’occasione per far fare a studenti e professori esperienze di pubblicazione web ed utilizzazione dell’ftp; insomma, permetterebbe alla scuola di crescere notevolmente nella propria capacità di utilizzare le reti in modo consapevole.
Sempre in un’ottica di “sviluppo delle competenze informatiche” un idea utile può essere quella di provare a creare un sever web in ambiente windows anche con applicazioni portable (in cui non si installa niente). Una soluzione di questo tipo può considerarsi USBWebserver che in pochissimi passaggi ci permettera di fare esperienze utlili a comprendere come funziona internet e le differenze fra web statico e dinamico.
Il sever di posta
tradizionalmente i sistemi linux pensati per il web (ambienti lamp) sono anche in grado di gestire la posta. Fra gli applicativi per il web Postfix e Dovecot rivaleggiano in fama con Apache e nel loro campo hanno sicuramente pochi rivali. Avere un server di posta nella scuola è importante perché ci permette di assegnare ad ogni alunno e ad ogni professore un proprio indirizzo sul dominio della scuola. Potremo gestire tutti i mail alias che vorremo e quindi organizzare la posta per gruppi cui destinare specifica corrispondenza. Ovviamente, per la gestione della posta, sarà da preferire il modello web-based (consultazione con il browser) rispetto a quello client base e allo scopo potremo scegliere fra duo interfacce open: Squirrelmail (più tradizionale uguale a quella della posta ministeriale) o Roundcube (più moderna).
Il server per il web-conferencing: Big Blue Button od OpenMeetings
Un sever di web conferencing può benissimo coesistere su una macchina linux utilizzata anche per altri servizi, ma richiedendo un elevato livello di “personalizzazione” di solito si preferisce assegnarlo ad una macchina a se stante.
Entrambi gli ambienti citati sono dotati di tutte le principali caratteristiche necessarie a fare scambio sincrono dei contenuti digitali fra una molteplicità di persone, sono intensamente sviluppati e si appoggiano a importanti comunità di supporto; fra i due, quello cresciuto di più negli anni recenti è forse Big blue button, ma di entrambi esistono on line le versioni demo ed ognuno può sperimentarne le funzionalità.
Da sottolineare che ambienti di questo tipo vanno ben oltre gli utilizzi strettamente previsti e possono essere usati per creare ambienti di presentazione on line estremamente versatili. Sia bbb che openmeetings “si appoggiano” al motore di openoffice per la conversione dei documenti e permettono quindi di gestire on line una moltitudine di formati (doc, docx ecc).
Altri server indispensabili
Come si sarà capito da quanto precedentemente accennato, i server non sono macchine normali, svolgono servizi spesso essenziali e raccolgono i dati di intere comunità. Per questo è fondamentale che vengano prese tutta una serie di misure tecnologiche per salvaguardarne l’integrità.
In quest’ambito, i server di backup rappresentano un tassello importante di una serie di misure che iniziano con la scelta delle soluzioni hardware più appropriate.
Pur avendo hardware ad hoc, la scelta di backuppare giornalmente i dati su una macchina appositamente predisposta con uno “storico” di almeno una settimana rappresenta una scelta che appare ispirata non solo dalla prudenza, ma anche dal buon senso.
E’ anche evidente che se si creano sevizi locali e, parallelamente, si collega la nostra rete ad internet, un buon firewall risulta a dir poco indispensabile. I rischi di intrusione sui server sono all’ordine del giorno e si rimane molto male la mattina quando, collegandoci al nostro sito, troviamo il logo di qualche gruppo pirata.
Il firewall però non va visto semplicemente in un’ottica di protezione dalle intrusioni, ma altresì in una prospettiva di protezione globale compreso il controllo della navigazione. Normalmente il firewall sarà il gatway su internet della nostra rete locale e se implementerà anche le funzioni di proxy potrà essere il vero regolatore di tutto il traffico. Il captive-portal è lo standard che tutte le strutture multirecettive (hotel, campeggi, centri-convegni) usano per permettere l’accesso in wi-fi agli ospiti e che anche le scuole possono implementare per controllare la navigazione. Squidguard e Dansguardian sono soluzioni opensource per il controllo del traffico che molte ditte private hanno utilizzato per sviluppare soluzioni commerciali preposte allo scopo.
Il sistema proxy-firewall dovrebbe sempre essere realizzato con linux e può essere fatto con una miriade di soluzioni. Fra queste ci piace citare Zeroshell, non solo perché trattasi di soluzione tutta italiana, ben documentata nella nostra lingua, ma anche per il riconoscimento attribuitogli in ambiente tecnico a livello internazionale.
Il server per l’ispezione del traffico è uno strumento che difficilmente una struttura scolastica si può permettere, non tanto per il costo della sua predisposizione quanto per la mancanza di figure tecniche in grado di “interpretarne” i dati. Ma se ipotizzare l’implementazione di Icinga implica necessariamente di ragionare in un’ottica di concentrazione di servizi con strutture di rete consortili da cui consegue la disponibilità di personale tecnico adeguato, per utilizzare l’interfaccia grafica di Ntop è sufficiente che, chi abitualmente riveste nella scuola un ruolo tecnico, svolga qualche pomeriggio di formazione-aggiornamento. In questo modo, allorché la rete della scuola risulterà “ingolfata” perché in troppi stanno vedendo video in streaming o perché su qualche postazione si è installato un malware che spara posta a tutto il mondo, sapremo a chi tirare le orecchie.
Problemi generali sull’implementazione delle reti
Progettare, organizzare, gestire una rete di servizi è un compito tutt’altro che facile. Le comptenze necessarie non sono frequenti e per questo le scuole devono cooperare in reti territoriali ed anche rivolgersi all’esterno cercando i professionisti più qualificati. Per capirsi: l’amico della collega che nel tempo libero fa anche siti web o il figlio di un amico che sta studiando ingegneria ed e tanto bravo non sono proprio le figure più adatte alle nostre necessità.
Da quanto precedentemente descritto deriva che se le scuole vorranno crescere nella loro capacità di utilizzare i servizi di rete dovranno ispirarsi ai modelli organizzativi che nel privato caratterizzano una media industria. D’altro canto sarebbe anche illogico pensare che oggi, con Istituti consortili che gestiscono utenze spesso prossime al migliaio, si possa pensare di continuare ad usare il modello che andava bene per la singola scuola media od elementare. La crescente complessità delle infrastrutture scolastiche va di pari passo con la complessità dei servizi offerti dalla rete e, quindi, fare delle scelte consapevoli è tutt’altro che semplice.
Se le nostre piccole industrie scolastiche vorranno sviluppare servizi informatici moderni ed efficienti dovranno farlo obbligatoriamente consorziandosi in rete. I costi tecnologici delle infrastrutture, dei collegamneti, dell’assistenza tecnica sono sicuramente rilevanti e solo pochissime grandi realtà potrebbero permetterseli. Sarebbe quindi fondamentale che il Miur spingesse in questa direzione individuando, in una prima fase, una decina di strutture a livello nazionale. In esse, anche con la collaborazione di privati ed istituzioni, si potrebbero sviluppare i modelli da diffondere (nella fase 2) in tutti i territori provinciali.
Problematiche varie legate alla gestione dei servizi di rete
I rischi di utilizzare sistemi inadeguati per la gestione dei servizi si è rivelata in tutta la sua “pericolosità” in occasione della implementazione del registro elettronico nelle scuole.
A parte la difficile giustificazione di una scelta che ha visto il Ministero abdicare alla possibilità di implementare un proprio sistema da zero (da distribuire gratuitamente alle scuole) in favore di una miriade di proposte private che ogni anno le scuole pagano a caro prezzo, l’aspetto critico che è venuto immediatamente alla ribalta è stata l’inadeguatezza delle infrastrutture esistenti per la gestione di questo servizio. In una lan paritaria e “non gestita”, garantire ai dispositivi di 100 insegnanti un collegamento efficiente sulla macchina “registro” non sempre è possibile od agevole.
In qualche scuola si è deciso di “chiudere” tutti i servizi di accesso alla rete per evitare che questi mettessero in crisi il sistema registro. Se si dà copertura wi-fi a tutta la scuola, bisogna avere presente che la segretezza delle password ha vita breve e che gli smartphone (inesorabilmente presenti nelle tasche dei nostri alunni ), inizieranno a inondare di richieste il server dhcp.
I dispositivi per il registro, le lim, qualche laboratorio…… quando la mattina la scuola “si accende”, in pochi minuti si arriva ad avere un sistema che può comprendere poche (o molte) centinaia di macchine; ed un sistema di questo tipo non può essere lasciato a se stesso per un motivo fondamentale: perchè spesso finirà per non funzionare.
Altro concetto da sfatare è che un’infrastruttura complessa e con centinaia di utenze possa funzionare con un adsl “familiare”. In una scuola in rete le “linee dati” sono più importanti di quelle “voce” e su questo aspetto l’analisi da fare è quella del miglior rapporto prezzo/qualità.
La fibra ottica sarà un valore aggiunto perché permetterà di modulare, in modo flessibile e con qualsiasi ampiezza, la banda a nostra disposizione, ma ugualmente “valore aggiunto” sono la simmetricità del collegamento e la disponibilità di IP pubblici.
In alcune realtà, una soluzione utile potrebbe essere quella di creare in un’unica rete fisica per la didattica, più sottoreti logiche collegate a gatway e linee dati specifici. Il traffico delle lim potrebbe essere veicolato su un gateway, quello dei laboratori su un’altro, ovviamnete con due adsl da pagare, ma anche con prestazioni notevolmente diverse.
Diventa quindi evidente che ci dovremo scordare in fretta un modello di scuola supportato da un’unica rete fisica (didattica e segreteria è bene utilizzino reti fisicamente separate) e con un ruoterino Adsl che gestisce i pochi servizi interni collegato ad un unica linea dati.
Da prendere in seria considerazione è, quindi, l’ipotesi di far progettare la rete della nostra scuola a figure professionalmente capaci alle quali però dovremo essere in grado di dare indicazioni precise sulle nostre necessità.
Decalogo di domande cui dovremo saper dare risposta:
- Vogliamo che gli alunni usino internet solo nei laboratori?
- Vogliamo che internet sia a disposizione anche in classe?
- Quante postazioni potranno essere contemporaneamente collegate?
- Che tipo di attività dovranno far in rete?
- Quanta banda sarebbe necessaria in relazione alle attività programmate?
- Potrebbe essere utile suddividere il traffico in sottoreti logiche con più gateway?
- Vogliamo attivare un controllo qos per assegare la banda in modo differenziato (es: inibire la chat, limitare lo streaming, favorire la navigazione http)?
- Che tipo di controllo vogliamo avere sui contenuti (con le black list o con gli analizzatori di pagina)?
- Vogliamo utilizzare un proxy con un antivirus di rete?
- Vogliamo implementare dei servizi in rete locale? Di che tipo?
- Ci interessa il cloud storage e come vogliamo garantire accessibilità e riservatezza dei dati personali?
- Per i servizi web di cui la scuola ha necessità, quale modello organizzativo ritiene di implementare (server proprietario, hostig, housing, cloud computing)
- Come vogliamo organizzare il sito della scuola? Con quale cms? Con quale redazione?
- Riteniamo prioritario avere un servizio di e-learning?
- Quali macchine della nostra rete necessitano di backup periodico e per quanto tempo se ne dovrà garantire la conservazione?
- Qual è il livello d’informatizzazione del personale docente? Esistono figure con compenze specialistiche più avanzate?
- Quanto siamo disposti a spendere annualmente per le connessioni dati?
- Quanto siamo disposti a spendere annualmente per il servizio di assistenza-manutenzione sistemistica?
Si tratta in molti casi di dare risposte a problemi interconnessi, il che richiede una buona competenza generale di tipo informatico e visione di insieme
Non so quanto gli attuali livelli dirigenziali delle istituzioni scolastiche siano abituati a confrontarsi con queste tematiche, ma so per certo che in qualsiasi industria l’amministratore delegato, riunito lo staff, cercherebbe di dare tutte le risposte necessarie, costruirebbe un modello ed incaricherebbe qualcuno di organizzarlo.
Più spesso nella scuola assistiamo a dirigenti lasciati a se stessi dall’amministrazione centrale, in difficoltà nel trovare consulenti qualificati, costretti a fidarsi del venditore di turno che spaccia il proprio sistema (quasi sempre copiato assemblando alla meno peggio soluzioni opensource) come la più grande delle innovazioni.
In questa situazione sperare che le competenze digitali delle scuole possano crescere è una pia illusione e quanto prima l’amministrazione centrale ne prenderà coscienza tanto meglio sarà.
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E’ arrivato l’organico funzionale, ma adesso serve la formazione
In Toscana si usa dire che “non si fan le nozze coi fichi secchi” e questo modo di dire potrebbe essere il giusto commento a molte delle iniziative messe in campo dall’amministrazione centrale. Se l’informatizzazione delle scuole deve essere un obiettivo prioritario il primo problema da affrontare è quello delle competenze. E a livello informatico la scelta non può essere quella di riciclare qualche classe di concorso in esubero attraverso estemporanee esperienze di formazione.
Quando parliamo di competenze dobbiamo ulteriormente distinguere per evitare genericità ed approssimazione: ad ogni istituzione scolastica dovrebbero essere garantiti almeno tre livelli di competenze, alcune di cui disporre in modo esclusivo, altre da utilizzare in modo condiviso.
- Competenze tecniche organizzative (sono quelle di livello più alto e presuppongono una buona conoscenza di informatica sistemistica). I compiti principali sono la progettazione dell’infrastruttura dal punto di vista fisico e logico, anche avvalendosi di consulenze esterne, e la sua gestione anche interfacciandosi con gli altri due livelli tecnici. Questa figura può essere utilizzata in modo condiviso.
- Competenze tecniche applicative (sono quelle che tradizionalmente farebbero riferimento alla figura di sistema responsabile delle tic). Questa figura dovrebbe conoscere bene i limiti e le potenzialità delle tic in relazione alla loro utilizzazione didattica. Dovrebbe fare da interfaccia con il corpo docente raccogliendone i fabbisogni, ma anche guidandone la crescita formativa. Per questo, di tale figura si prevede un utilizzo esclusivo. Nel progetto della buona scuola è ciò che più si avvicina all’animatore digitale
- Competenze tecniche operative (sono quelle previste per i tecnici di laboratorio). Considerando le attuali dimensioni delle scuole per questa figura deve prevedersi un uso esclusivo (uno o più tecnici per scuola in funzione della necessita oggettiva. Per esse è necessario fare qualche ulteriore specificazione: smettiamo di chiamarli tecnici di laboratorio perchè non solo dei laboratori si dovranno occupare (se c’e da cambiare alimentatore ed un server o da sostituire uno switch a chi lo facciamo fare?). Le scuole hanno bisogno di tecnici informatici in grado di operare a 360 gradi su ogni tipo di necessità informatica: dalla riparazione fisica di una macchina alla reinstallazione del s.o. o degli applicativi. Il problema non indifferente di una diffusa mancanza di specifica preparazione può essere risolto mettendo a disposizione degli operatori strumenti di formazione on line continuativi e prevedendo una progressione di carriera legata al superamento di specifici esami tecnici.
Le recenti norme varate dal governo prevedono l’organico funzionale con un un modello in cui, ad ogni scuola, viene assegnato un proprio organico capace di coprire i fabbisogni dell’insegnamento ed anche quelli organizzativi. Fino ad ora non si è sentito dir niente circa la possibiltà di avere figure organizzative impegnate su più scuole e quindi in grado di operare in modo più specialistico. Questa possibilità sarebbe essenziale per la crescita informatica delle scuole.
Domanda su una questione spinosa: ma le mani sui server chi le può mettere?
Risposta: chi è capace! I sever sono macchine permalose e si accorgono subito se chi si dedica alle loro cure lo fa in modo consapevole o improvvisato; e ciò, ovviamnete, crea un problema tutte le volte che il “sistemista ufficiale” si ammala o va in ferie. In realtà questo è un falso problema e lo è tanto meno quanto più ci si muove in un’ottica di organico funzionale al quale dovrebbe potersi garantire anche sufficiente continuità operativa.
I tecnici informatici (non di laboratorio) sono figure chiave in un progetto di diffusa informatizazione e vanno previsti in ogni ordine di scuola. Nel corso degli anni, attraverso l’autoformazione promossa dall’amministrazione ed anche con la continua collaborazione con i sistemisti, potranno crescere professionalmente e svolgere funzioni sempre più complesse. Imparando i comandi essenziali per lavorare da terminale e familiarizzando con la comoda interfaccia grafica di webmin potranno dedicarsi all’accudimento dei suddetti oggetti permalosi.